Il Verdicchio, conosciuto anche come Verdicchio Bianco, è l’assoluto principe dei vitigni a bacca bianca delle Marche, diventato celebre nella seconda metà del secolo scorso anche grazie alla sua famosa e iconica bottiglia, in forma di anfora, classe 1953.
Nelle Marche è presente da tempo immemorabile, e probabilmente nella sua terra più importante, quella che si riferisce alla zona di Jesi, il vitigno veniva allevato già nel VII secolo avanti Cristo. Questa ipotesi sarebbe suggerita dal nome, che dovrebbe derivare dal latino viridicare e viridis a indicare le belle venature verdi dei vini prodotti da questo vitigno. La produzione si concentra per quasi il 90% nelle colline intorno a Jesi, insistendo solo in parte sulla piccola area in provincia di Macerata. Si contano oltre 1.000 aziende su 2.500 ettari vitati, con una produzione potenziale di 385.000 quintali di uva. Queste zone corrispondono a due distinte aree di produzione delle due tipologie del vino, che fano riferimento a denominazioni diverse e che si differenziano per alcune caratteristiche. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi ha corpo maggiore rispetto al Verdicchio di Matelica, che però presenta in genere un maggiore impatto olfattivo.
Il Verdicchio prodotto a Jesi pare risalga all'VIII secolo s.c. e che fosse già noto agli antichi romani. La prima testimonianza scritta arriva infatti dall'agronomo latino Lucio Giunio Moderato Columella, che lo annovera, nel suo De Re Rustica, tra le più note varietà italiche di vite.
Il Verdicchio è un vitigno molto vigoroso con maturazioni medio-tardive, che presenta grappoli di dimensioni medio-grandi, alati a forma piramidale, mediamente compatti. Le bacche sono di medie dimensioni con forma sferica e bucce di sottile consistenza vestita con un bel giallo-verdognolo. Le rese sono basse ma costanti. Per la sua scarsa resistenza agli attacchi delle principali malattie crittogamiche e la sua maturazione tardiva, predilige i terreni collinari, ben soleggiati. Preferisce le zone collinari, ma non ha particolari esigenze di terreno, ma il suolo misto di argilla e calcare ne migliora nettamente le proprietà organolettiche.
Oggi il Verdicchio si è diffuso anche in altre zone delle Marche, nonché nelle vicine Umbria e Abruzzo, ma il vitigno tende a perdere il suo nerbo quando coltivato fuori dal terroir di origine. Il Verdicchio si adatta sia alla vinificazione in acciaio che in legno ed ha potenziale per produrre vini di grande longevità, merito anche della grande struttura, acidità e dell’elevato tenore alcolico. Di fatto però la maggior parte delle cantine è più orientata alla produzione di vini immediatamente godibili. Le uve del Verdicchio sono sempre caratterizzate da una sfumatura verdolina, anche a piena maturazione, alla quale si deve il nome del vitigno.