"Vinum regum, rex vinorum", ovvero vino dei re e re dei vini. Come non iniziare da questa espressione latina per raccontare il Barolo e che da sempre accompagna uno dei vini più noti in Italia e nel mondo. Ma quali sono le origini di questo vino? Le notizie storicamente certe sono purtroppo poche e si rifanno a una tradizione orale. Alcuni autori riportano che fu una nobildonna di Barolo Juliette Victurine Colbert sposa del marchese Carlo Tancredi Falletti di Barolo a proporre alla corte sabauda di Torino un vino rosso prodotto nelle sue tenute e cantine di Barolo e Serralunga d’Alba.
I Falletti di Barolo inviarono al Re Carlo Alberto 325 botti, una per ogni giorno dell’anno esclusi i giorni di Quaresima. E il Re, dopo averlo condiviso anche con le famiglie più influenti dell'epoca, ne rimase così entusiasta da acquistare una tenuta a Verduno per produrvi il proprio Barolo.
È grazie a Camillo Benso Conte di Cavour che il Barolo ha avuto la definitiva consacrazione. Infatti, fu lui che ne avviò la produzione e cominciò ad utilizzarlo come vino istituzionale per ritrovi più o meno formali, compresi i festeggiamenti per l’Unità d’Italia, nel 1861. Dopo la morte di Juliette Faletti, il patrimonio della cantina che aveva ideato il Barolo fu ereditato prima dall’Opera Pia Barolo, istituzione nata per amministrare le fortune della famiglia, e poi dalla famiglia Abbona: attorno al 1895, Pietro Abbona iniziò la sua attività e continuò a dare lustro al Barolo in Italia e in tutto il mondo nel corso del 1900, affiancato da nuovi prodotti che nacquero e si svilupparono nei decenni successivi.
Grazie alla sua particolarità, nel 1966 il Barolo ha ottenuto la Denominazione di Origine Controllata e, nel 1980, la Denominazione di Origine Controllata e Garantita, oggi regolata da un disciplinare piuttosto rigido. Sono infatti solo 11 i comuni delle Lanche nei quali il Barolo può essere prodotto. Tra questi c'è proprio Barolo, piccola città la cui storia è legata a doppio filo alla produzione vitivinicola: si tratta di uno dei rari casi in Italia nei quali un vino prende il nome del comune di provenienza.
Prima di poter essere venduto, il Barolo deve subire un invecchiamento minimo di 3 anni, di questi, 18 mesi devono essere in botti di rovere. Dopo 5 anni, può essere commercializzato con la denominazione “Riserva”. Ma quando si può gustare questo vino?
Il Barolo è un vino da invecchiamento ed è proprio questo il suo fascino, perché evolve nel corso degli anni e berlo, è sempre una nuova scoperta.